Barocco pontremolese

Una corrente artistica che ha lasciato il segno

Salone di Villa Dosi-Delfini decorato da artisti del barcocco pontremolese
Salone di villa Dosi-Delfini

Pontremoli è una città toscana, piccola ma ricca di opere d’arte.

In realtà fino al XVI secolo ospitava un fiorente artigianato di qualità ma, non poteva vantare presenze importanti in campo artistico.

Tutt’al più poteva rivendicare una gloria molto indiretta: l’aver dato i natali ad un membro della famiglia Mazzola che, trasferitosi a Parma, ebbe fra i suoi discendenti Girolamo Francesco Maria Mazzola detto il Parmigianino.

Ma il mutare delle condizioni socio/economiche, in un dato territorio, talvolta può produrre benefici effetti, pur non espressamente perseguiti, anche nel campo dell’arte: e proprio questo è il caso di Pontremoli.

Pontremoli sede di molte famiglie benestanti

La svolta avvenne dopo la metà del XVI secolo, quando i Medici, signori di Firenze, resero esente da dazi il porto di Livorno, che era loro soggetto, dichiarandolo porto franco.

Tale iniziativa venne adottata per contrastare la supremazia del concorrente porto di Pisa dal quale, al tempo, transitava la maggior parte delle merci, da e per il nord Italia.

Inizialmente applicato tacitamente questa sorta di dumping fiscale venne poi formalizzato nel 1676 da Cosimo dè Medici.

Le tasse…un aspetto sempre attuale

In conseguenza di questo favorevole regime di tassazione diverse famiglie di mercanti furono indotte a rivolgersi allo scalo livornese per il trasporto dei propri prodotti e Pontremoli trasse indiretto beneficio dalla nuova situazione venutasi a creare.

Infatti, nella filiera che unisce i ricchi mercati della pianura padana al porto labronico, Pontremoli veniva a trovarsi in una posizione strategicamente baricentrica.

Da Pontremoli risultava agevole il raggiungimento dei ricchi mercati del nord nonchè quello delle manifatture sparse sullo stesso territorio e, allo stesso modo, diventava facile raggiungere in breve anche Livorno, per espletare ogni formalità e seguire i processi di spedizione.

Anche comportamenti censurabili possono generare buone conseguenze

Fu così che a Pontremoli giunsero i Dosi, i Damiani, i Magnavacca, i Pavesi, i Ruschi, etc.

Famiglie emergenti, divenute ricche di denaro ma desiderose anche di testimoniare una sensibilità artistica e culturale.

Una qualità che, unita a molta diplomazia, nei casi più fortunati, ad esempio quello del marchese Dosi, fu utile anche a conquistare un titolo nobiliare, teso a dar lustro al casato.

A Pontremoli, in pochi anni fiorirono, quindi, molte dimore signorili: palazzi, ville e giardini che, soprattutto, per la realizzazione delle ricche decorazioni, richiesero il contributo di artisti di valore.

Gli artisti del barocco pontremolese

Dapprima, nel 1675, giunse a Pontremoli il Gherardini, giovane ed irrequieto artista Fiorentino che instaurò con la città un legame forte.

Lo stesso infatti, raggiunta piena maturità artistica, aiutato in ciò dalla frequentazione di un maestro qual’era Luca Giordano, tornò più volte in questa città lasciando opere apprezzabili a Palazzo Negri-Ceppellini, nella chiesa di Santa Cristina, nel palazzo Dosi-Delfini, nell’Oratorio di Nostra Donna ed infine, nel 1698, con le bellissime decorazioni di Villa Dosi-Delfini.

Ma il Gherardini non fu l’unico artista ingaggiato dai ricchi committenti pontremolesi.

A lui molti altri ne seguirono tanto da dar vita ad una corrente artistica, dotata di caratteri propri: il “Barocco Pontremolese”.

Caratterizzata da un modo di operare in cui, architettura, pittura ma anche artigianato di impronta barocca già risentivano dell’influenza del nuovo stile che andava affermandosi in Francia: il Rococò.

Barocco pontremolese: un nutrito gruppo di artisti

Fra i più rappresentativi esponenti di questa corrente, relativamente alla componente pittorica e architettonica, possiamo annoverare: Sebastiano e Giuseppe Galeotti, Giovanni Battista Natali, Antonio e Niccolò Contestabili, Giuseppe e Giovanni Bottani, Gian Domenico Ferretti, Vincenzo Meucci, Gian Bettino Cignaroli, Giuseppe Peroni e Giovanni Battista Tempesti.

Dove poter vedere le opere del barocco pontremolese

Molte opere del barocco pontremolese, poichè presenti all’interno di private abitazioni, non sono oggi visibili o lo sono solo in particolari occasioni durante le quali i proprietari ne concedono la disponibilità.

Edifici contenenti opere del Barocco Pontremolese

Peraltro, non sono invece poche quelle pubblicamente godibili. A quanti fossero interessati consigliamo di far visita ad alcuni dei seguenti edifici:

Oratorio di Nostra Donna

Nella primavera del 1732, il fiume Magra esondò, danneggiando alcuni edifici e manufatti, nel cuore della città. Fra questi l’Oratorio di Santa Maria del Ponte.

Giovan Battista Natali, poliedrico artista, progettò la nuova struttura a pianta ellittica destinata a prenderne il posto, utilizzando le fondamenta dell’edificio andato perduto. Sorgeva così l’Oratorio di Nostra Donna.

Oratorio di Nostra Donna: l'interno decorato della cupola
Oratorio di nostra donna

Ma l’opera del Natali non si limitò alla progettazione. Realizzò anche le quadrature all’interno delle quali un altro artista, Sebastiano Galeotti, appartenente alla stessa scuola del barocco pontremolese, potè dar sfoggio della sua maestria, riempiendole con i suoi affascinanti affreschi.

Palazzo Dosi-Magnavacca

Pochi anni dopo aver progettato l’Oratorio di Nostra Donna, nel 1749, a Giovan Battista Natali fu affidato l’incarico di ideare un edificio teso a testimoniare il rango assunto dai Dosi, che, in quel tempo, avevano anche acquistato il titolo di marchesi. Nasceva così il palazzo Dosi Magnavacca.

Il palazzo già al suo ingresso, rappresentato da un imponente portale in arenaria, è concepito per mettere in evidenza il rango dei suoi proprietari.

L’atrio che, nella parte retrostante, si affaccia sul fiume Magra contiene due scale: una, più modesta, di servizio mentre l’altra più imponente, di rappresentanza, è stata realizzata impiegando il pregiato marmo bianco di Carrara.

Attraverso quest’ultima si giunge al piano nobile dove, prima dell’entrata nei vari saloni, un trompe l’oeil realizzato da Antonio Contestabili contribuisce ad enfatizzare prospetticamente le dimensioni dell’ambiente.

Il salone di rappresentanza, ovviamente sfarzoso, ha visto all’opera la stessa virtuosa squadra che, apprezzata per quanto realizzato nell’Oratorio di Nostra Donna, aveva indotto il Marchese Dosi ad ingaggiarla.

Palazzo Dosi-Magnavacca: il salone
Palazzo Dosi-Magnavacca: il salone

Quindi, quadrature di Giovan Battista Natali ed affreschi, richiamanti svariati aspetti della mitologia (il trionfo degli Dei, il rapimento di Europa, Nettuno e Anfrite, Mercurio nell’Ade, etc.) realizzati da Giuseppe Galeotti.

Altrettanta maestria è stata poi esibita dai due sopra citati artisti nella realizzazione dell’appartamento di rappresentanza.

Due sale ed una stanza degli ospiti in cui il committente pretese che si esprimessero al meglio.

Infatti, come detto, il marchesato non era attribuibile ad una nobiltà di sangue ma, poichè più proaicamente acquistato da un mercante, necessitava di opere tese a stupire. Se non a nascondere almeno a mitigarne questa sua incancellabile macchia.

Chiesa della SS. Annunziata

Là, all’inizio dell’abitato di Pontremoli, sorge il complesso della SS. Annunziata il cui nome origina dal fatto che, in quel luogo, in un giorno del 1470, apparve la Madonna, ad una bambina che stava conducendo al pascolo il suo gregge.

Inizialmente l’evento venne testimoniato da una semplice edicola che, in virtù della devozione ed anche della partecipazione economica popolare, venne in breve assumendo l’aspetto attuale.

Un’opera nella quale furono impegnati capomastri qualificati.

Dapprima il maestro Biagio di Firenze sostituito poi, per ragioni tuttora ignote, da Martino da Lugano.

Tempietto: opera di Andrea Sansovino
Tempietto: opera di Andrea Sansovino

All’interno della chiesa, che dispone di un’unica navata, l’occhio è immediatamente attratto dal pregevole tempietto realizzato, in marmi policromi, da Andrea Sansovino.

Nel tempietto è presente l’opera pittorica più pregevole del complesso: un dipinto, l’Adorazione dei Magi, realizzato da quel Luca Cambiaso, creativo interprete del manierismo genovese, che ha lasciato tante testimonianze della propria arte in molti edifici sacri, in particolare della Liguria.

Bello è anche l’affresco, opera di un anonimo artista giramondo, in cui viene ripresa la scena dell’annunciazione ma la parte in cui si sono espressi gli artisti del barocco pontremolese sono quelli inerenti la sacrestia.

Un locale affrescato da Francesco Natali ed arredato con mobili sapientemente intagliati a mano da Francesco Battaglia, un frate con una spiccata vocazione artistica. Del resto, il bello è sempre stato un elemento portato a testimonianza dell’esistenza di Dio!

La cattedrale di Pontremoli

Nel 1622, a Pontremoli si stava diffondendo il morbo della peste ed i pontremolesi fecero un voto alla Madonna, promettendole di ricordarla ogni anno attraverso una ricca accensione di ceri, in suo onore e chiedendo, in cambio, protezione.

Al ripresentarsi del morbo, nel 1630, forse sembrò loro di essersi mostrati un po’ troppo parsimoniosi nella precedente richiesta.

Decisero pertanto che, in una circostanza tanto drammatica non era il caso di fare economie e si impegnarono, questa volta, ad erigere una sontuosa chiesa dedicata alla Madonna del popolo, protettrice della città.

La statua della Madonna arriva dall’oriente

In realtà, la statua lignea della Madonna, è molto più antica della chiesa che oggi la ospita.

Arrivata a Pontremoli chissà come, il manufatto, quasi certamente di origine orientale, è infatti databile intorno al XIII secolo.

La scultura, peraltro, albergava già in quello stesso luogo ma era contenuta all’interno della chiesetta di Santa Maria di Piazza che, unitamente, alla sede dei cavalieri di Malta venne abbattuta, per dare alla vergine, così come promessole attraverso la religiosa richiesta di grazia, una sontuosa sede, capace di indurla ad impegnarsi nel compito per il quale veniva invocata.

Pontremoli in quegli anni viveva forse il suo periodo di maggiore prosperità economica. I soldi non mancavano e, accolto con favore il progetto presentato nel 1633 da un capace architetto, Alessandro Capra, nel 1636 vennero iniziati i lavori che nel 1683 videro l’ultimazione della parte architettonicamente più ardita: la maestosa cupola col tamburo.

Successivamente fu dato corso alle opere decorative. Nelle stesse furono impiegati non pochi artisti di valore che si impegnarono pressoché su un unico soggetto: la Madonna. Quest’ultima peraltro è anche al centro di un eccellente dipinto, collocato in una delle cappelle e di impronta rinascimentale che la ritrae assisa sul trono, circondata da alcuni Santi.

Duomo di Pontremoli: raffigurazione del voto del 1622
Duomo di Pontremoli: raffigurazione del voto del 1622

Unica eccezione, per ciò che riguarda il soggetto ritratto, è rappresentata da una pala del Tempesti in cui viene commemorato il momento in cui il consilio di Pontremoli assume il primo impegno inerente il voto del 1622.

Nella decorazione di navate e transetto, riproponendo le quadrature tipiche del barocco pontremolese, ancora una volta ci si rivolse a Francesco Natali mentre ignote mani dotate di grandi capacità sartoriali provvidero alla veste barocca che tuttora ricopre la statua della vergine.

Nel tempo, ed aggiungerei l’avverbio ” purtroppo”, l’influenza del Rococò indusse a ricoprire con stucchi dorati molti degli affreschi realizzati dal Natali. Per fortuna non tutti.

Rimangono infatti tuttora ammirabili, quali felici testimonianze del barocco pontremolese e del genio di uno dei suoi più prestigiosi interpreti, due affreschi. In uno è ritratta Santa Rosa da Lima mentre l’altro raffigura San Geminiano.

Anche nel Duomo quindi la scuola pontremolese del barocco ha lasciato la sua felice impronta.

Chiesa di San Francesco

Chiese dedicate al Santo più popolare d’Italia, San Francesco, di certo, ce ne sono molte.

Meno numerose sono quelle edificate proprio in ragione della presenza fisica del Santo stesso.

Era il 1219, Francesco, non ancora santificato, inviato in Lunigiana dal Vescovo di Luni, arrivò a Pontremoli.

Qui, con la sua semplice ma efficace loquela non ebbe difficoltà a conquistare il cuore dei cittadini che, rivoltisi al comune, ottennero la immediata costruzione di un edificio religioso a lui dedicato.

La struttura, visibile oggi, è ancora quella della chiesa originaria, malgrado un restauro avvenuto nel XVI secolo e, aspetto pressoché eccezionale, si è conservato intatto e non rimaneggiato anche il campanile, all’interno del quale trova alloggio un’antica campana, ormai quasi millenaria. 1311 è infatti la data che la stessa porta impressa.

L’impronta del barocco pontremolese è invece avvertibile in virtù di un intervento effettuato nel XVIII secolo, ad opera di Giovanni Battista Natali, riguardante la facciata arricchita da un portico in pietra arenaria.

All’interno dell’edificio, poi, fra molti altri dipinti di alta scuola emerge quello di Guido Reni che del barocco fu un capostipite anche se non di quello prettamente pontremolese.

Chiesa di San Francesco a Pontremoli: crocifissione opera di Guido Reni
crocifissione opera di Guido Reni

Il quadro di Guido Reni

Questa è l”unica opera di Guido Reni presente a Pontremoli città per la quale è stata commissionata in virtù di una serie di particolari circostanze.

Il Conte Angelo Belmesseri, illustre ed erudito cittadino pontremolese era stato scelto, quale suo segretario, da Francesco I d’Este, Duca di Modena e Reggio.

A quel tempo Guido Reni era particolarmente apprezzato per quel modo di dipingere capace di coniugare il realismo del Caravaggio al classicismo raffaellesco.

La fama che lo circondava era giunta fino a Roma, dove gli furono commissionate varie opere dagli ambienti vaticani.

Facile intuire come non potesse raggiungere Modena, data la vicinanza con Bologna, città natale dell’artista che qui aveva il suo studio e dove erano nati molti dei suoi capolavori.

Belmesseri e Guido Reni

La cosa non poteva sfuggire a Belmesseri, sia perché dotato di sensibilità culturale sia perché inserito in un ambiente incline al mecenatismo e quindi alla conoscenza degli artisti più capaci.

Pertanto, preoccupato per la pestilenza che già aveva colpito Pontremoli nel 1622 e che, non debellata, stava ripresentandosi minacciosa, al Belmesseri parve buona precauzione donare un quadro, alla chiesa di San Francesco.

E sicuramente, considerata la gravità della minaccia, non lesinò in merito all’offerta. Per la realizzazione dell’opera scelse pertanto Guido Reni, quotato artista, e per ulteriore precauzione si assicurò che, nel soggetto, vicino ad un cristo crocifisso fossero presenti anche San Carlo Borromeo e San Sebastiano, entrambi protettori contro la peste.

Il quadro dovette particolarmente piacere anche allo stesso Guido Reni che, pur privato dei due santi che erano stati inseriti per la particolare contingenza, replicò il soggetto in un altro bel dipinto oggi presente proprio nella pinacoteca di Modena,

Pertanto a distanza di tre secoli, la sciagura che terrorizzò Pontremoli e che fece sicuramente consumare anche tanti ceri alla povera gente, ha favorito un, sia pur involontario, risarcimento: un’opera d’arte che continua ad essere oggetto di ammirazione a quanti visitano la chiesa di San Francesco.

Villa Dosi

Villa Dosi-Delfini:

l’esterno ed uno dei saloni.

Una vera e propria immersione in tutto ciò che di bello il barocco pontremolese seppe esprimere la si ha andando a visitare Villa Dosi, un edificio signorile costruito alla fine del XVII secolo.

Villa Dosi: frutto di una affiatata squadra di artisti del Barocco Pontremolese

Le decorazioni, gli affreschi di Alessandro Gherardini, le quadrature di Gian Battista Natali, nella loro bellezza vengono esaltate dalla presenza di numerose opere di artisti importanti appartenenti anche ad altre scuole.

Infatti, tutto il resto, pur di valore artistico eccellente, svolge un ruolo ancillare nei confronti della cifra stilista del barocco pontremolese che, in questo edificio, emerge prepotentemente in ogni aspetto, senza nulla trascurare.

Così il grande salone, cui si accede da un maestoso doppio scalone esterno, con i suoi giochi prospettici, gli sfondamenti spaziali le scene allegoriche che ne ricoprono totalmente le ampie pareti, provoca nel visitatore quasi un senso di estraniamento estetico.

Ma, da altrettanto piacere, lo stesso, può essere invaso nell’attraversare gli altri locali: il salotto rosso, la sala dei ritratti, la biblioteca, la sala da biliardo, la sala da pranzo, il salotto ottocentesco, le camere da letto, la cappella privata di famiglia.

Del resto, non solo la villa, anche gli arredi, i lampadari e l’intero contesto sono permeati dal gusto di questa corrente artistica.

L’impronta del barocco pontremolese anche nei giardini

Un’impronta barocca infatti è rinvenibile nei due giardini pensili ed, ancor più, nel ponticello, con inserita piccola cappella, presente a poca distanza dall’accesso alla affascinante costruzione.

Un ponte che, pur non essendo monumentale, è stato inserito da Skyliner nella lista di quelli più belli presenti in Italia.

Villa Dosi-Delfini è visitabile con le Guide di Sigeric, nei giorni sottoindicati:

Calendario giorni di visita di Villa Dosi Delfini.

Gli ospiti dell’Eremo Gioioso godono di uno sconto e pagano 9,00€, per la visita.

Come saperne di più in merito al Barocco pontremolese

Villa Dosi è una testimonianza nella quale ben sono evidenziate le peculiarità del barocco pontremolese. Molte altre, altrettanto significative sono presenti in diversi palazzi e chiese della città.

Chi volesse approfondire l’argomento potrà continuare ad avvalersi delle competenti guide locali di Sigeric che periodicamente organizzano tour presso gli edifici contenenti numerose ed importanti opere di questa corrente artistica.

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